In ricordo di Fabrizio
Oggi vogliamo dedicare questo spazio sul nostro blog ad un nostro amico che ci ha lasciato prematuramente l’anno scorso. Una persona unica che non dimenticheremo mai, che merita attenzione. Quando gli chiedevo di venire al campo a veder giocare Alessio o Azzurra mi rispondeva “No, non vengo, il baseball non mi piace, non ci capisco niente!”, però il lunedì era il primo a chiedere com’era andata.
Ecco il messaggio che abbiamo letto in occasione della consegna dei mezzi donati in sua memoria al gruppo della Protezione Civile della Misericordia di Livorno.
E’ difficile parlare di Fabrizio. Non si sa da dove cominciare tante sono le cose positive, i valori che possedeva.
Ha avuto una vita difficile, una vera sofferenza, ma .. non l’ha mai mostrata. Anzi è stato di insegnamento agli altri sul come superare i piccoli quotidiani problemi che la vita ci prospetta.
Di una schietta semplicità, ti guardava con quelli occhi grandi, azzurro-verde, di una intensità unica, di una profondità in cui ci si poteva immergere ed esserne avvolti.
Fin da giovanissimo ha dedicato la sua vita agli altri con il volontariato. Molti se lo ricordano nella Misericordia di Antignano. Un ragazzone alto, fiero di quel suo camice bianco pronto a tuffarsi in ambulanza quando ancora a Livorno c’era da fare le corse per arrivare prima dell’SVS, prendere il paziente prima della Pubblica Assistenza. Che ridere quando ce lo ricordava: “Eravamo dei pazzi a quel tempo”, diceva. Impegno condiviso con i numerosi e fraterni amici della Misericordia di Via Verdi . Molte le esercitazioni e gli interventi con la Protezione Civile. “Eravamo un gruppo unico, ci divertivamo tantissimo e rafforzavamo la nostra amicizia nel condividere la vita del Campo”.
La perdita prematura del padre lo costringe a crescere in fretta. Si stringe nell’affetto della mamma e dei suoi cari ma non si perde d’animo. E’ orgoglioso della sua moto, dei suoi primi amori, del suo nuovo lavoro di smarcatore in porto. E’ una persona discreta, non entrante, un tipo di cui ci si può fidare, dal cuore grande. Un grande ed instancabile lavoratore, curioso nell’apprendere, sempre pronto a dire Sì, se gli viene chiesto, senza preoccuparsi del tornaconto.
Quella vacanza a Castiglione della Pescaia, quel maledetto tuffo, quella capriola nell’acqua e la sua vita che viene stravolta….
La diagnosi è dura da accettare, ci vogliono mesi e mesi per entrare nella consapevolezza di dover vivere su una sedia a rotelle. Via la moto, via la fidanzata, via la vecchia quotidianità: è il periodo in cui tutti si stringono intorno a lui per sostenerlo, mamma, zii, cugini, amici, colleghi. E’ molto fragile ma…. come una farfalla, riesce a prendere di nuovo il volo. Costruisce il suo nuovo mondo, torna a lavoro con più voglia e determinazione di prima. Si sposta a vivere di nuovo a Livorno per poter usufruire del “Pollicino”, del pulmino, per andare a lavoro, sistema la casa in base alle sue esigenze, la sera lo attende la sua “bicicletta” per la ginnastica passiva, quasi fosse un’amante, un appuntamento quotidiano a cui non voleva assolutamente mancare.
Ricordiamo la sua idea di prendersi una macchina, un’auto attrezzata su cui potesse salire con la carrozzina. Un’idea concretizzata con l’acquisto. Il suo orgoglio di possederla. E’ lì parcheggiata sotto casa. Lo porta dappertutto: alle cene dell’ufficio, alle partite del Livorno o della sua Juventus, ai concerti di Vasco, a Genova per una toccata e fuga a conoscere un’amica….
La vita scorre e le prove non sono finite. La scomparsa della mamma. C’è di nuovo da rimboccarsi le maniche. Decide di vivere da solo nella sua casa. Zii e parenti sempre al suo fianco. Si costruisce la sua Vita Indipendente. Casa, lavoro, bicicletta la sera, le partite su sky, qualche sigaretta quando non vede la zia. A lavoro è instancabile, una macina, uno schiacciasassi, con la sua lentezza, la sua precisione, divora tutto quello che c’è da fare. Nessuna scusante, tutta determinazione.
“Mi sento la pancia gonfia e mi sveglio sudato, per me è segno di dolore”, vado a fare delle analisi.
Dura di nuovo la diagnosi. Proprio al pancreas dove non si può operare. Non ci volevamo credere e lui per primo, ma la franchezza di parlarne era ciò che dava la forza a noi ed a lui per viverla nel modo migliore. Ancora mesi di sofferenza, di cure tentate, mesi di parole sussurrate in un letto di ospedale.
Lo abbiamo accompagnato fino al suo ultimo respiro, con un dolore immenso nel nostro cuore, ma con la consapevolezza di esserci stati per una persona che tanto poco ha ricevuto nella sua vita ma che tanto, tantissimo, ha dato agli altri con il suo esempio.
Di lui non solo il ricordo dei suoi occhi profondi, della sua gentilezza, della sua modestia, della sua dignitosa sofferenza.
Grazie a lui ed alle donazioni dei suoi cari, i ragazzi dell’Associazione Italiana Assistenza Spastici di Massa Carrara possono fare i loro esercizi fisioterapici con la Sua Bicicletta. All’Associazione Paraplegici di Livorno è stata donata l’Auto, un mezzo importante per la mobilità dei disabili che adesso si possono spostare con maggiore indipendenza ed autonomia.
Infine, oggi, la consegna al Gruppo della Misericordia di Livorno della Protezione Civile del Carrello e della Pompa Idrovora acquistati con il contributo di familiari, colleghi ed amici affinchè il ricordo e l’opera di Fabrizio non si perda nel tempo e contribuisca ad alleviare le sofferenze altrui.
Sui mezzi e le attrezzature donate un’unica scritta “Fabrizio Peri … Presente!” così semplice ed evocativo simbolo di come dall’alto lo sentiamo vicino a guidarci.
Ieri la partecipazione di molti ha reso più dolce questo duro anniversario in suo ricordo.
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