Legnano e Milano 1946 insieme per grandi obbiettivi
(Ndr inizia con questo comunicato una collaborazione tra il nostro blog AB.it e il Legnano Softball.
Seguiremo l’avventura delle ragazze del Legnano nel prossimo campionato di Serie A2 attraverso i comunicati che ci invieranno e che saremo pronti a rilanciare anche alle nostre latitudini, così come abbiamo già fatto quest’anno per le Jacks Torino e i Rams Viterbo.
Grazie al Direttore del Legnano, Chicco Pisi, per le belle parole di apprezzamento per il nostro lavoro che ha voluto riservarci.
Il nostro “Field” è la Toscana, ma per la promozione del nostro sport non esistono confini)
Ha avuto inizio presso la palestra B. Marcello, casa invernale del Milano 1946, l’allenamento per tutte le lanciatrici del softball meneghino come primo progetto dei tanti in rampa di lancio studiati e fortemente voluti dalla dirigenza milanese e quella di Legnano.
Responsabile delle sessioni di avviamento e apprendimento tecnico sarà Hector Fernandez, pitching coach della Sacco Legnano, in attesa del ritorno in primavera di Alice Ronchetti, pitcher milanese lo scorso anno in forza a Bologna, già pitching coach della Francia alle ultime qualificazioni olimpiche ma attualmente bloccata all’estero per impegni di lavoro.
Riprese video, sessioni specifiche dedicate, tabelle di lavoro personalizzate sono alcuni dei mezzi che verranno utilizzati nel tempo per lo sviluppo delle giovani lanciatrici, dalla categoria under 12 fino a quella under 18
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L’intervista di Sport Legnano ad Alessandro Selmi
Alessandro Selmi (nella foto) è il presidente del Milano 46, storica società di Baseball e Softball con la quale, dalla stagione appena conclusa, il Legnano Baseball Softball ha iniziato una collaborazione importante che mette in comune le esperienze dei rispettivi settori giovanili per dare agli atleti di entrambe le squadre la possibilità di giocare nelle categorie superiori. Nel 2019 si è cominciato con il softball e dalla prossima stagione si coinvolgerà anche il baseball.
Il Milano 46 è la più vecchia squadra di baseball italiana, fondata nel 1946 e che dal 1948 ha iniziato la sua attività agonistica che l’ha portata a vincere otto scudetti negli anni ’60, tre Coppe Italia, tre Coppe dei Campioni, due Coppe delle Coppe ed una Supercoppa Europea.
Dopo un secondo periodo d’oro nei primi anni ’90, la società milanese ha avuto alterne fortune che l’hanno portata alla sua completa ricostruzione con la decisione di ripartire dalla Serie C nel 2017, riconquistando subito la Serie B, categoria nella quale militerà anche nel 2020. Nella stessa categoria milita anche la squadra femminile di Softball.
Sport Legnano ha intervistato nei giorni scorsi Alessandro Selmi, 37 anni, milanese, dirigente d’azienda, una Laurea in Storia, ex giocatore, quindicesimo Presidente del Milano Baseball 1946, con il quale si è parlato dei programmi futuri del club e della collaborazione con il team legnanese.
Il Milano 46 è l’unica squadra in Italia a partecipare ai campioni giovanili, sia nel softball che nel baseball, in tutte le categorie, un segnale importante che denota la presenza di un vasto settore giovanile.
“Abbiamo lavorato da molti anni su questo tema ed anche se non siamo ancora al livello ottimale, abbiamo profuso molti sforzi per arrivare ad avere un settore giovanile sul quale si possa lavorare in prospettiva. Spesso negli sport cosiddetti minori si tende a non investire sul settore giovanile per puntare invece al solo rafforzamento della prima squadra. Noi abbiamo seguito il percorso inverso: se vi garantiamo la continuità con il settore giovanile, poi possiamo ambire ad ottenere qualcosa di buono anche con la prima squadra.”
Quindi la collaborazione con il Legnano rientra in questo ambito…
“Certamente. Infatti il fulcro di questo progetto, partito con il settore softball e che vorremmo allargare dalla prossima stagione anche al settore baseball, è legato in particolare all’Under 21, con giocatori di giovane età che possono giocare in due serie diverse (la Serie B e la Serie A2 nel caso del Legnano) a seconda delle esigenze. Questo per permettere ai giocatori di giocare di più e di fare il salto di categoria se dimostrano di poter essere all’altezza della categoria superiore. Un progetto che permette ai giovani giocatori del vivaio di crescere, cosa che abbiamo visto che funziona.”
Una collaborazione, quella con il Legnano, che per il Softball nella stagione appena conclusa ha dato i suoi frutti…
“Certo, perchè da una parte ci ha dato uno sbocco alle nostre giocatrici che hanno avuto la possibilità di giocare in A2 nel Legnano, giocatrici che avremmo rischiato di perdere, come è già successo in passato quando avevamo puntato alla formula del prestito. In questo modo invece restano legate alla loro società di appartenenza, si muovono da una squadra all’altra continuando a giocare, cosa che dà loro soddisfazione perché poter scendere in campo e giocare è ovviamente il loro obiettivo. Inoltre il progetto tecnico è condiviso tra i due club, il metodo di allenamento è il medesimo sia la serie A2 che la serie B e quindi le ragazze si sentono all’interno dello stesso nucleo, anche se sono di due società diverse.
Riguardo al Centro Kennedy, ci sono degli sviluppi importanti che riguardano il vostro club. Ci può aggiornare sulle ultime novità?
“Sviluppi importanti che non nego che, se sa una parte ci danno grande soddisfazione, dall’altra ci portano ad andare incontro a grandi responsabilità. Stiamo per chiudere un accordo con la Federazione per poter ottenere la gestione del Centro Kennedy, che è l’obiettivo del Milano da almeno 30 anni… Le aspettative sono molto alte, ma sappiamo che questo comporterà un dispendio di risorse, sia economiche che di persone da mettere a disposizione, davvero importante.”
Avere la gestione dello storico impianto del baseball milanese potrebbe poter portare ad altre importanti ambizioni, come quella del ritorno del Milano nella massima serie?
“Vogliamo fare un passo alla volta. Personalmente non voglio bruciare le tappe perché farlo significherebbe bruciare la società. Un passo alla volta, mettendo però dei paletti. La gestione del Centro è il primo di questi paletti. Perchè per prima cosa è quello che Milano non ha mai avuto, penalizzandola rispetto ad altre società. Come seconda cosa, la gestione significa fare un investimento nella struttura, mentre oggi i costi per il campo sono persi. È chiaro che l’obiettivo finale sia riportare il Milano il più in alto possibile, ma avendo le fondamenta solide. Quindi non è un passaggio che può avvenire in due anni, non basta trovare lo sponsor che ti finanzia poi quando se ne va finisce tutto…”
Baseball e softball in una città come Milano vedono una buona risposta in termini di interesse e di partecipazione dei giovani?
“Milano è una città complessa e molto grande, noi abbiamo un forte radicamento nella nostra zona, molto popolosa, che ci permette di raccogliere l’interesse di molti ragazzi e ragazze. Non riusciamo ancora a coprire tutta la città, non siamo ancora così bravi da poter aprire cinque o sei poli nelle varie zone della metropoli che ci permettano di aumentare il nostro bacino, anche se è uno dei progetti che speriamo di poter portare avanti in futuro. Il baseball comunque è uno sport che attira interesse: quando montiamo il nostro tunnel gonfiabile in occasione di eventi in città ci troviamo sempre con centinaia di bambini e bambine che vogliono provare. Il difficile poi è tenerli con noi, perchè è uno sport tecnicamente difficile, con poca visibilità e sulle prime le sue regole possono apparire incomprensibili.”
Forse sarebbe necessario far conoscere di più questo sport, anche con l’aiuto della Federazione…
“Visto che il prossimo anno ci saranno le elezioni federali, a me piacerebbe vedere nei programmi dei candidati un solo punto: come fare a raddoppiare, triplicare, quadruplicare i tesserati… Perchè tutto il resto a mio parere è secondario.”
Per chiudere, le chiederei un ricordo di Paolo Cherubini, uno dei più grandi giocatori di baseball italiani, che ha indossato oltre che la maglia della Nazionale anche quella del Milano.
“Ho avuto la fortuna di giocarci insieme, io avevo 19 anni e lui era venuto a Milano a dare una mani ed era già più che quarantenne. E’ stata una stagione molto spassosa e divertente, perchè quello che ricordo di lui, oltre al fatto che aveva uno “slider” impressionante, è che era una persona simpaticissima, un compagno di squadra di quelli che vorresti sempre avere. Ricordo anche il modo molto simpatico e spiritoso con cui trattava noi ragazzini, lui che aveva l’età di mio padre… A parte questo ricordo personale, Paolo è stata una vera icona per Milano e per le tante società per le quali ha giocato nella sua lunghissima carriera. E’ stata la dimostrazione vivente di come la passione può fare davvero tanto per il nostro sport.“