AlessioBaroncini.it
Eventi

Rimpatriata di “giovani promesse” nel segno della beneficenza

anni-doro

 

Oggi, come ieri con l’articolo sull’All Star Day Ragazzi, lasciamo la parola a chi è stata tra i protagonisti di una giornata indimenticabile vissuta sul campo da Baseball. Una “toscanaccia” se così ci concede di definirla. Una persona schietta, spesso burbera perché mica riesci a smontare certe sue convinzioni, una persona che però non tradisce il suo amore per il Baseball, che ha un cuore grande e che quest’anno è stata una validissima nostra collaboratrice. E noi siamo molto orgogliosi di averla nella nostra squadra.

Per questo evento ha dato l’anima, supportando l’organizzazione e mettendo in piedi il blog ufficiale della manifestazione All Star Game degli Anni D’Oro, un blog ed una pagina facebook che hanno avuto migliaia di contatti in pochi giorni e risalto sulle principali testate specializzate e sul sito FIBS.

Passo la parola a Cristina Pirivotto ed alle emozioni che ogni volta riesce a trametterci.

anni-doro-2

 

Il sole di mattina presto, su un campo di baseball, è qualcosa che solo chi ama questo sport può gustarsi fino  in fondo. Un amante del baseball chiude gli occhi in faccia al sole e si gode il profumo dell’erba, i rumori lontani.

Era cominciata così anche la giornata di sabato scorso. La pace è durata pochi minuti, poi le prime voci hanno rotto il silenzio e quel great day ha avuto inizio. Montagne di oggetti i più disparati da mettere al posto giusto, ordini che si incrociavano, urlati da una parte all’altra del campo, liste di appunti per non tralasciare nulla. Le ore passano e neppure ce ne rendiamo conto.

Comincia ad arrivare gente: i fotografi per fare una ricognizione e scegliere le postazioni per fare il loro lavoro, i tecnici per le riprese televisive e allora, all’improvviso, ci rendiamo conto che questo evento è atteso da molti, moltissimi appassionati.

Sono passati 23 giorni da quando Lino Luciani mi ha chiamato e mi ha detto: “Devi essere con noi in questa avventura. A garanzia ti dico che ci sono anche Leo Mazzanti, Andrea Evangelisti e Daniele Leonardi in questa organizzazione.” Come si può dire di no? Sono stati 23 giorni di telefonate, messaggi, notti insonni e imprecazioni, agitazione e fretta. Ma, via via che tutto prendeva forma, le emozioni negative si allontanavano e la calma avanzava. Così la mattina di quel sabato era rimasta solo la determinazione e la curiosità. La prova del nove era vicina: avremmo visto se i nostri sforzi, malgrado i tempi ristretti, avrebbero avuto un risultato positivo.

Poi l’arrivo degli All Star. Tu pensi “Beh, sono tutti super campioni, si sentiranno un po’ superiori a noi semplici mortali.” Ma anche no! Spocchia zero, proprio. E’ una festa, veramente una piacevole festa. Mi trovo, ad un certo punto, a fare l’appello: settanta persone devono avere una registrazione e allora, laggiù, nell’angolo più lontano del campo, mi vedo circondata da quelle persone i cui nomi vergavo sui fogli dello score, che per me erano già grandissimi giocatori quando li ammiravo all’opera, in campo con le loro squadre. Per molti ho urlato incitamenti e per altri non ho disdegnato le offese. Adesso sono qui e comincio a chiamare, non senza provare ancora un po’ di ossequioso rispetto. Mi viene vicino Marco Mazzieri, una presenza anche autorevole che mi è d’aiuto: Ricky Matteucci, Paolo Ceccaroli, Franco Casolari, Roberto De Franceschi. Rispondono tutti disciplinatamente. “Mike Romano”, silenzio “Eppure l’ho visto. Dov’è Mike Romano?”. Dalle mie spalle proviene una voce, con un forte accento nettunese: “Chiama Patrick Cardinali, vedrai che ti risponde!”. La risata scoppia fragorosa e, mentre tutti concordano che potrebbe essere una soluzione, “baffo” Mike viene verso di me protestando: “No sai! Questa volta ho il documento, c’è scritto Michael Romano!”. Ancora risate.

Poi tutti in campo, per quel minimo di coreografia che era stata organizzata. Si perché non ci crederete, ma tenere a freno quei tipi lì non è facile. Se solamente vedono una palla da baseball, non li puoi più fermare, malati di questo sport e giovani sempre. Non c’è età in quel campo: sì, c’è qualche chilo di troppo, in qualche caso, ma le mani si muovono ancora, con la più intima delle conoscenze, su ogni punto di cucitura della palla; la mazza segue l’azione che ogni giocatore le imprime con tanta maestria; gli occhi sono capaci di seguire un’azione e di valutarne ancora i minimi particolari; la prontezza delle reazioni c’è ancora tutta.

A noi, quelli “di qua dalla rete” rimane il piacere di vedere, ancora come tanti anni fa, un baseball puro, giocato con il sorriso di chi lo ha assorbito fin nelle ossa, il piacere di godere della classe e della finezza tecnica. Poco importa se vinci  o perdi, la realtà è che ci sono uomini che si mettono in gioco senza timori, di un allenatore della Nazionale che va a  scaldare gli esterni, che rischia la figuraccia girando a vuoto la mazza, ma lo fa, comunque e sempre per amore del baseball, prima di ogni altra cosa.

La festa finisce con le prime gocce di pioggia e, allora, tutti a mangiare e bere come si conviene quando ci si diverte.

Al prossimo anno, Campioni!

 

Come nota di redazione vorremmo aggiungere una cosa di non poco conto. Il ricavato dell’evento è stato devoluto interamente alle popolazioni che hanno vissuto il recente terremoto ad Amatrice. Un gesto che va al di là del Baseball, al di là del semplice ritrovarsi tra giocatori dopo tanti anni.

 

Foto
di adieffe