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“Il curioso caso di Sidd Finch” o il monaco buddista che trasforma il gioco del baseball

Di Stefano Duranti Poccetti

 

E se nel mondo del baseball approdasse un monaco buddista in grado di lanciare una palla alla velocità di circa 270 chilometri orari, grazie a segreti imparati sull’Himalaya? Lo scrittore George Plimpton (18 marzo 1927 – 25 settembre 2003) l’aveva immaginato nel suo libro uscito nel 1987 “Il curioso caso di Sidd Finch”, uscito in Italia nel 2012 per la 66THA2ND. L’intento di Plimpton era quello di creare un pesce di aprile e ci è riuscito pienamente, immaginando una vicenda straordinaria e fantasiosa. Sidd Finch viene aggregato alla squadra dei Mets, che vorrebbe avviarlo al baseball, avendo scoperto le sue doti di lancio. Finch viene affidato a Robert Temple, scrittore che non riesce da anni a scrivere più una sola riga e che stipula una forte amicizia con Finch e con la sua fidanzata Debbie Sue, ospitandoli nel suo cottage. Per tutto il romanzo (317 pagine) Finch sarà in dubbio se intraprendere la strada dello sport o se continuare il percorso da monaco buddista. A un certo punto sembrerebbe avere preso la sua decisione: giocare a baseball, tanto è vero che, in campionato, viene schierato contro i St. Louis Cardinals, realizzando una partita perfetta, senza che gli avversari riescano a vedere le sue palle, invisibili per la loro velocità extraumana. La carriera sembra avviata e gli operatori del baseball sono già convinti che Finch finirà col cambiare la storia e le regole di questo sport. Nella seconda partita però, sempre contro gli stessi avversari, il ragazzo potrebbe realizzare un altro perfect game, ma, arrivato all’ultimo lancio della gara, si ferma, abbandonando il terreno di gioco, fuggendo insieme a Debbie Sue alla ricerca delle sue radici, in quella splendida casa di Londra dove viveva da bambino, prima che i suoi genitori decedessero. Infine Temple ha la sua storia da raccontare: è proprio quella di Sidd Finch, della quale il lettore ha appena concluso la lettura.

Uno dopo l’altro, i Cardinals si alternavano in battuta per il tempo strettamente necessario – tre lanci di Sidd. Alcuni di loro provavano ad anticipare lo swing, partendo quando il piede di Sidd raggiungeva l’apice ed era appena cominciata la frustrata di braccio dietro la testa. Altri si preparavano a un bunt – posizionandosi in fondo al box del battitore e agitando la mazza in aria, sopra il piatto, nella speranza che per un puro calcolo di probabilità il legno colpisse la palla. Non credo che sia mai stato chiamato un foul. Ho cominciato a essere dispiaciuto per i Cardinals. Erano una delle mie squadre preferite fin da bambino, quando adoravo il disegno sulle loro divise – due uccelli rossi appollaiati ai lati di una mazza da baseball. Mia sorella diceva che tra tutte le ragioni per amare una squadra, questa le sembrava la più imbecille, ma tant’è.

Lo stile di Plimpton è fluido, piacevole, scorrevole ed ironico, tanto è vero che non sono poche le volte che è in grado di strapparci dei divertiti sorrisi, avendo l’Autore un brillante spirito sarcastico. È inoltre molto abile nel tratteggiare i personaggi, rendendoli dei simpatici stereotipi, in modo quasi fumettistico, dando il meglio per il protagonista del libro: un particolare giovane, che, oltre ad avere rari doti come lanciatore, porta sempre con sé un corno francese, che sa suonare alla perfezione, come del resto è in grado d’imitare con la sua voce qualunque rumore egli senta.

Il curioso caso di Sidd Finch” è veramente un ingegnoso pesce d’aprile, ma chissà che veramente non possa accadere un giorno che una misteriosa figura scenda dall’Himalaya, riuscendo a dare nuova forma e nuova veste allo straordinario sport del baseball, riplasmandolo attraverso abilità spirituali e chimeriche.