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Mazzieri: “Spring Training, occasione per insegnare ed imparare”

Marco Mazzieri non ha bisogno di presentazioni: in Italia e anche nel resto del mondo, dove si parla di baseball il suo nome è ben conosciuto.

La sua dedizione ai ragazzi della nuova Accademia Toscana è encomiabile: un allenatore che pretende molto, ma che dà anche molto.

Abbiamo scambiato con lui qualche parola, poco prima dell’ultima partita della serie che ha visto in campo l’Accademia Toscana e quella del Piemonte, nello spring training organizzato a Castiglione della Pescaia.

 

Tre giorni di gioco divertente per tutti ma, soprattutto, così come deve essere, cioè giocare ogni giorno. Una routine completa e i ragazzi hanno risposto in un modo che, a vedere da fuori, è positivo su tutti i fronti. E’ giusta questa impressione?

Si, direi di si. Direi che quello che viene fuori da queste bellissime tre giornate di baseball è proprio l’opportunità, che questi ragazzi hanno avuto, di fare il baseball come dovrebbe essere fatto, cioè tutti i giorni. Noi in Italia abbiamo, purtroppo, una mentalità per cui, se giochiamo tre volte alla settimana, è un problema; l’infrasettimanale è un problema. Lo dico per esperienza: quando allenavo la Nazionale, organizzare le partite infra-settimana era sempre un problema, perché le società sono sempre molto restìe a mandare i giocatori. Il dato di fatto è che quando arrivi a livelli internazionale e giochi 10 partite in 10 giorni non sei abituato; noi ne giochiamo 24 in sei mesi. L’opportunità che questi ragazzi hanno avuto, di essere qua, con dei pari età è un’iniziativa bellissima, perché queste due Accademie si sono mobilitate per essere qui, in questi tre giorni, senza nemmeno guardare al risultato, ma piuttosto per far giocare i ragazzi e metterli sul campo dopo un inverno di palestra. Credo che sia il Risultato con la “R” maiuscola.

 

Tu sei sempre attentissimo a tutti gli aspetti della vita, non solo quella di campo, di questi ragazzi. Pensi di aver aggiunto qualche cosa alla loro vita?

L’obiettivo che ci eravamo prefissati (io e il mio staff, che devo ringraziare perché ha fatto un lavoro incredibile) era, in primo luogo, quello di trasmettere la nostra passione a questi ragazzi, perché poi di questo si tratta. Questo è quello che è stato il mio percorso, da quando avevo più o meno l’età di questi ragazzi ed è chiaro che trasmettere la passione, così come era stata trasmessa a me, era una cosa alla quale tenevo assolutamente di più. Devo dire che da questo punto di vista è stato un risultato assolutamente eccezionale, al di là dei risultati tecnici. Un risultato che è difficile ottenere, quando lavori due giorni alla settimana e basta con questi ragazzi, che provengono comunque da esperienze diverse, da educazioni diverse, da cultura di baseball diverse, se vogliamo. Da un punto di vista strettamente tecnico diventava difficile se non riuscivamo, come primo passo, a farli innamorare del gioco così come siamo innamorati noi.

 

Gibo Gerali non si è detto sorpreso, accreditando te e gli altri tecnici dello staff del Piemonte, con la qualifica di “migliori tecnici d’Italia“, ma favorevolmente colpito dagli interessanti prospetti, dice lui, visti giocare in questi giorni. Sei della stessa opinione, valutando anche i ragazzi dell’altra Accademia?

Io sono assolutamente d’accordo con quello che è stato detto: la qualità degli staff che abbiamo visto in questi giorni, non si vede solo in questa tre giorni, ma è dimostrata nel tempo. Insomma quando hai nel dugout Gianmario Costa, Mauro Mazzotti, Pier Paolo Illuminati, Luca Costa e, da questa parte, il mio staff, si, forse si possono avere staff di pari livello, ma non migliori di quelli visti in questi tre giorni. I risultati si vedono; si sono viste due squadre molto ben organizzate che hanno fatto vedere anche del buon baseball (e siamo al 2-3 marzo) e, soprattutto, quello che noi chiediamo ai nostri ragazzi, che è l’atteggiamento e l’impegno che non devono mai mancare e, da questo punto di vista, siamo assolutamente soddisfatti.

 

Tu ti sei occupato dell’Accademia di Tirrenia per tanti anni: avrai imparato sicuramente tanto, così come hai dato avrai imparato anche moltissimo. C’è qualche cosa in più che ti ha dato questa Accademia Toscana.

E’ difficile dire, perché io a Tirrenia ho lasciato un pezzo di cuore, diciamo così. Ho passato dieci anni bellissimi. La struttura era stata messa in piedi con i ragazzi residenti lì, che andavano a scuola la mattina e si allenavano il pomeriggio, con un programma incredibile organizzato da Bill Holmberg e dagli altri tecnici con i quali lui collaborava. E’ stato un periodo eccezionale. Io credo che, al di là di tutto, quando insegni ai ragazzi impari anche moltissimo, perché il feedback che viene dato da loro, vedendoli migliorare o meno, ti dice se la qualità del tuo lavoro è di un certo tipo oppure no. Anche da questo punto di vista devo dire che, in questa Accademia, i miglioramenti che questi ragazzi hanno potuto fare, grazie alla loro determinazione e ai sacrifici dei genitori che, comunque, non ci dimentichiamo, da fine ottobre, ogni fine settimana, si sono trasferiti a Grosseto, quindi anche un impegno economico di un certo tipo, vanno a loro credito. Quindi per noi, quello che abbiamo imparato alla fine di questa esperienza è che quando dai tanto, di solito ricevi tanto.

 

Allora prepariamoci a vedere quest’ultima partita, augurandoci di vederne ancora, magari fra più Accademie, non solo due. Potrebbe essere un’idea …

Si, potrebbe essere una buona idea. Magari, se ci sarà occasione, vedremo di poter organizzare anche con le altre Accademie.

Nella Foto di Deborah Scalabrelli, Gianmario Costa e Marco Mazzieri