“Shoeless Joe” di William Patrick Kinsella. Un romanzo sui sogni, un inno al baseball
Come accade per altre opere letterarie sul baseball, esse sono state superate in un secondo momento dai film che ne sono scaturiti. È il caso de “Il migliore” di Malamud, de “La partita perfetta” di Shaara, come del resto di “Shoeless Joe” dello scrittore canadese William Patrick Kinsella, dal quale Robinson ha preso spunto per girare “L’uomo dei sogni” (Field of dreams), con la famosa interpretazione di Kevin Costner, uscito nel 1989. Il romanzo, pubblicato nel 1982, il cui titolo originale riprende il nome del famoso giocatore dei Chicago White Sox, è stato pubblicato dalla 66thand2nd di Roma con la traduzione di Marco Rossari – artefice di un ottimo lavoro di trasposizione dall’inglese all’italiano.
La vicenda è quella legata a Ray Kinsella e al suo viaggio che inizia con quelle celebri parole che sente risuonare da un immaginario altoparlante, le quali gli sussurrano: “Se lo costruisci, lui verrà”. Capisce che si tratta di un campo da baseball e così, approfittando di un suo terreno, visto che vive in una fattoria, gli dà luce. È quel field of dreams (dal punto di vista filmico, il titolo originale è più adatto rispetto a quello italiano), dove accadono cose incredibili. Si presenta infatti Shoeless Joe Jackson insieme agli altri giocatori che presero parte allo scandalo dei Black Sox (quando lui e i compagni furono accusati di avere venduto le partite della World Series del 1919), insieme a un misterioso ricevitore, che poi non è altro che il padre di Ray. “Io l’ho conosciuto solo quando ormai era stato sconfitto dalla vita. Guardalo, ha tutta la vita davanti a sé e io non sono neanche ancora un barlume dei suoi occhi”. Si tratta delle parole del figlio, proprio nel finale della pellicola, dove il ruolo del padre diventa decisivo, mentre nel romanzo s’incunea tra le molte tematiche sviluppate. Il suo percorso avviene insieme a Salinger, proprio quel famoso Salinger autore de “Il giovane Holden” (al cinema trasformato in un scrittore di colore in lotta per i diritti civili). Attorno a loro ruotano altri personaggi: l’amata compagna di vita Annie (nel film, intessuto di riferimenti al sociale, anche femminista incallita) e la figlia Karin; il fratello Richard e la sua fidanzata Gypsy, nonché il vecchio amante del baseball Eddie – a parte Annie e Karin, il resto dei personaggi scompare nell’opera di Robinson. Il protagonista deve confrontarsi inoltre con le infime mire del cognato Mark, intenzionato a comprargli in tutti i modi la fattoria, forte dei problemi economici di Ray, i quali saranno superati proprio grazie alla fama della quale godrà infine il suo campo dei sogni – tutt’oggi visitabile in Iowa, dove la storia è ambientata.
Vi sono anche altre figure che compaiono, una di queste è Doc Graham, che era riuscito a giocare soltanto la metà di un inning in Major League, per poi ritirarsi e rivolgersi alla carriera di medico – sarà proprio lui a salvare la vita a Karin durante il romanzo.
‘Se dovessi esprimere un desiderio,’ dice Doc Graham, facendo atterrare sul divano un’altra pallina ‘se proprio fossi costretto, sarebbe quello di battere in una partita di Major League. Nelle serie minori non ero male come battitore – un anno ho avuto una media battuta di .335 – e anche in allenamento con i Giants me la cavavo. Ma non sono mai arrivato a battere. Mi sarebbe piaciuto avere la possibilità di fissare un lanciatore. Fissarlo dritto negli occhi e poi ammiccargli proprio quando si prepara a lanciare. Costringerlo a chiedersi se so qualcosa che lui non sa, se non gli conviene cambiare lancio a metà strada. Questo mi piacerebbe fare, Ray Kinsella: avere la possibilità di strizzare gli occhi quando il cielo è così azzurro che quasi non si riesce a guardarlo e sentire quel formicolio che ti risale il braccio quando sei concentrato al cento per cento. La possibilità di correre lungo le basi, rendere un triplo quello che doveva essere un doppio, e cadere a faccia in giù sulla terza base, abbracciandola. Ecco cosa mi piacerebbe fare, Ray Kinsella, chiunque lei sia. C’è abbastanza magia intorno a lei questa notte per riuscire a esaudirlo?’.
“Shoeless Joe” è un’opera sull’amore, quell’amore che lega indissolubilmente Ray alla famiglia. È un romanzo che ci esorta a non dimenticare mai i propri sogni, cercando di realizzare anche quelle fantasie che ci sembrano impossibili. Si tratta, in conclusione, di un vero inno al baseball e bastano le parole di Jerry Salinger per farcelo comprendere:
Non devo raccontarlo a voi che l’unica costante nel corso degli anni è stata il baseball. L’America è stata cancellata per poi venire ricostruita e cancellata da capo ogni volta. Ma il baseball ha segnato il tempo mentre l’America andava avanti come una processione di schiacciasassi. È lo stesso gioco che Moonlight Graham praticava nel 1905. Fa parte della storia, come i vestiti di calicò, le vecchie stoviglie e i trebbiatori che mangiano sui tavolini all’aperto. Ci ricorda continuamente il tempo andato, come un penny ossidato in una manciata di monete nuove.
Stefano Duranti Poccetti