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“Un anno terribile di John Fante”. Il baseball come sogno di riscatto

“Un anno terribile” non è la semplice storia di un giovanissimo ragazzo che sogna di diventare un giocatore di baseball, è la storia di Dominic Molise, figlio di immigrati italiani che vivono in Colorado in condizione di povertà. Nonostante questo i suoi sogni sono più vivi che mai, soprattutto proprio quello di diventare un professionista del “gioco del batti e corri”, forte del fatto di avere un lancio mancino sopra la media; forte del fatto di possedere un braccio che considera sacro, preservandolo in inverno spalmandoci del balsamo Sloan. Intorno a lui girano altri personaggi, come l’amico Kenny, di estrazione molto diversa e che come lui ama il baseball; la sorella di Kenny Dorothy, della quale Dominic s’infatua, anche se purtroppo non sarà ricambiato. Vi sono poi il fratello e la sorella, il padre muratore, la madre che allontana le frustrazioni tramite la religione, la nonna Bettina, nostalgica dell’Italia e che odia l’America. L’Autore di tutto questo è il grande John Fante, che con un breve romanzo di centoventi pagine collocato nel 1933 costruisce un piccolo capolavoro, descrivendo il protagonista come un ragazzetto bassettino con gli orecchi a sventola. Insomma, Fante non ci gira intorno: Dominic è povero e non è di bell’aspetto, però ha quel dono per il baseball che potrebbe cambiargli la vita. Per farlo però deve trovare i soldi per compiere un viaggio fino a Los Angeles per provare a entrare in una squadra professionistica. I soldi però non ci sono e per averli addirittura Dominic penserà di vendere la betoniera del padre muratore, il quale vorrebbe che anche il figlio facesse il suo stesso mestiere. L’idea del furto viene scoperta, ma anche Dominic scopre completamente i suoi sentimenti e le sue ambizioni davanti al padre, affermando che per lui quel viaggio è importante e che potrebbe cambiare la vita sia a lui che al resto della famiglia. Il genitore viene colpito dalla vicenda e si dà da fare per trovare quei cinquanta dollari che occorrono per il viaggio. Alla fine ne rimedia venticinque, che bastano a malapena. A quel punto Dominic sembrerebbe rassegnarsi all’idea di diventare muratore, prima di scoprire che quei venticinque dollari provengono proprio dalla vendita dell’amata betoniera, unica fonte di guadagno del padre. A quel punto Dominic non ha più dubbi. Partirà e dovrà farcela. Così si conclude il romanzo e noi tutti certo abbiamo sempre sperato che Dominic ce l’avrebbe fatta, anzi, siamo sicuri che alla fine ce l’abbia fatta.

 

Andai di corsa all’altro lato della macchina e mi sedetti accanto a lei. Inserì la marcia e lentamente ci muovemmo sulla strada. Finalmente eravamo soli, Dorothy Parrish e Dominic Molise. Ero al culmine della mia esistenza.

Guidava piano, in silenzio, come per darmi il tempo di raccogliere le idee. Mi rendevo conto che avrei dovuto essere molto convincente, e cercavo affannosamente nella mia testa per trovare qualcosa di valore. Poi mi balenò la visione della Vergine accanto al mio letto.

 

La scrittura di Fante, letta nella riuscita traduzione di Alessandra Osti in edizione Fazi, è passionale, travolgente, potente, allo stesso tempo riflessiva e sanguigna, realistica e mistica, dove anche la religione e la spiritualità si rivelano elementi fondamentali, linee guida che delineano la morale dei personaggi – Dominic non ruberà la betoniera proprio per il rispetto verso la tomba del nonno, che non osa oltrepassare con il furgone dove è disposto il macchinario da lavoro.

“Un anno terribile” è considerato giustamente un romanzo sul baseball, anche se Dom sarebbe potuto benissimo essere un calciatore, un pugile, un giocatore di basket, nel senso che non si rivela importante lo sport da lui praticato, il talento che gli è stato offerto. Importante è quel sogno di elevarsi da una data condizione di partenza, la quale, anche se sfavorevole, potrebbe rivelarsi infine proficua per avere quella spinta in più, quella fame di emergere che si ritrova soltanto in chi ha vissuto il peggio sulla propria pelle.

 

Stefano Duranti Poccetti